Diario di Pierluigi  prima parte, la seconda parte su:  diario di Pier2 Qui comincia la mia storia, , Io nasco il 12 agosto 1941 in via Carducci, all'angolo della strada che porta all'ospedale dove attualmente c'e una pizzeria. Di li a poco, la guerra iniziata nel settembre 1940, avrebbe toccato anche l'Elba;  a settembre  già se ne sentivano gli effetti ed in italia c'era gia il pane  razionato a 200gr a testa .                                                                                                                              Mio Babbo Pietro e mia mamma Francesca   vivevano con i miei nonni materni Dina e Vincenzo, è stato  grazie al loro lavoro e ad alcuni parenti che vivevano in campagna ,come mi hanno sempre detto,  la fame non l'hanno mai sentita, riuscivano ad andare  a pesca e scambiare il pescato con farina, patate ecc.                                            Mia nonno paterno che si chiamava Florindo, era nativo della provincia di Pisa , del paese di Chianni.          Venuto all'elba per lavoro conobbe mia nonna Gilda e ebbero due figli, morì  nella  prima guerra,  quando babbo aveva solo tre mesi, lasciando mia nonna vedova e con due figli dei quali si prese  buona cura anche suo babbo  Domenico detto Fiore , morto quasi centenario, con una memoria di ferro , ma privo della  vista da diversi anni.                      Quando sono nato comunque Nonna Gilda si era gia risposata con un vedovo, Giovanni da tutti conosciuto come Giannino che aveva gia tre figli e dalla loro unione era nato un altro figlio , Marino.        Per  me era nonno Giannino, Loro vivevano in Val di Denari di conseguenza non c'era con loro  lo stesso affiatamento che potevo avere con i miei nonni materni, non poteva esserci lo stesso forte rapporto di amicizia, ricordo però con piacere quando andavamo a trovarli o quando Lui,  inforcata la sua bicicletta con una durissima sella di bici da corsa di quell'epoca veniva a portare a me e agli altri nipoti,  i primi frutti della sua campagna , ricordo ancora le sue parole:  "Nonno vi ha portato due fichini, sono i primi di stagione."    Nonna Gilda  era nata il 07.04.1896 ed è morta il 26.06.1980 Nonno Giannino era nato il 31.08.1880 ed è morto il 10.01.1972, era al tavolo con la figlia venuta dall'Australia e mia moglie nonche Gilda e stavano parlando, mia moglie racconta che lui guardò la sveglia  e disse è l'ora, appoggiò la testa sul tavolo e non si è più svegliato. Durante la guerra la casa dove ero nato fu distrutta ed i miei  genitori e nonni materni trovarono una casa in affitto in via della fonderia , dove siamo rimasti fino al 1947            giugno1942 Luglio 1942  Dina, Mamma e Vincenzo Nonna Dina  Nonno Vincenzo      Io mamma e Leino Nonna Dina Nonno Vincenzo Vincenzo, Dina, Mamma, Babbo, Gilda I genitori di Vincenzo Giovanni  e     Francesca Braschi           Gilda e Florindo  Gilda e Giannino Mamma e Babbo.....  da giovani Io con mamma e babbo Nel 1945  i miei comprarono un palazzo mezzo distrutto dalla guerra , sistemarono il piano terra e aprirono un'officina meccanica, la prima officina per auto all'isola d'Elba , e sistemarono una parte del primo piano dove  andarono ad abitare e che inseguito finirono di innalzare e sistemare e dove tuttora risiedono .    Dei miei nonni materni non finirei più  di raccontare, nonna  Dina era nata il 27.03.1897,ricordo, avevo pochi anni Lei aveva una certa scorta di novelle ,  io non vedevo il momento di prendermi un'influenza per stare a letto ed allora Lei veniva e per un paio di giorni facevo il pieno, che poi pensandoci bene erano sempre le stesse , ma era sempre un piacere sentirglile raccontare . Dina ha poi proseguito nel  "suo servizio " prolungandolo ai bisnipoti.  Di Lei ricordo ancora che negli anni 50, c'era in certi giorni il cinema pomeridiano, al Teatro dei Vigilanti e varie volte andavamo in particolare quando c'erano films da ridere, cosa che a Lei piaceva fare, aveva una risata  direi esagerata  che coinvolgeva tutti noi.    Fin quasi alla sua morte   Le piaceva essere informata , leggeva di tutto o si informava con le notizie della Tv. Se sullo schermo c'era un film Lei diceva di averlo gia visto, noi la prendevamo in giro , ma forse era la realtà.   E' morta alla bella età di 98 anni, esattamente il 24.08.1995. Un a menzione particolare devo farla per mio nonno Vincenzo. era nato il 03.08.94.  Per me  era il mio schiavetto , era un uomo di grande ingegno  e di grande  manualità , ogni tanto lo si poteva vedere alle prese  con qualche cosa, qualche idea  gli balenava per  la testa  e presto si sarebbe trasformata in qualche cosa di utile,  Chi gli domandava  :" Vincenzo cosa fate" lui rispondeva  "UNMIRIESCI" nel senso toscano di non mi riesce  ma poi gli riusciva sempre.  Anche suo fratello era della stessa pasta , autodidatta, si era messo a  riparare orologi e ne costrui uno con una fila di  lancette che indicavano, oltre le normali funzioni, anche i giorni della settimana  ed i mesi  e non era certo fatto con un CIP  che oggi compri con un euro, erano persone così, persone che non si arrendevano mai. E' stato nonno Vincenzo che mi ha attaccato la sua passione per l'elettricità e per tutto ciò che ruota intorno ad essa .                                                          Nonno Vincenzo è morto  il 23.10.1978 e per me è stato un gran dolore anche se non lo ho dimostrato.  Di mio babbo c'è nella stessa rubrica una storia tutta sua, mentre di mamma mi piace dire che è sempre stata dedita alla famiglia  e lo è tuttora, appassionata di cucito, fino ad oggi è la " cucitrice ed aggiustatrice" di tutte le nostre cose e per nostre intendo noi figli, nipoti e bisnipoti, quando compriamo  un paio di pantaloni si va da Checca.... ci fai gli orli? o una camicia o una gonna ce la accorci qui?  ce la tagli là ??? e Lei e sempre pronta,  Grazie mamma a nome di tutti. Il nostro palazzo    L’orologio di Amedeo La guerra arrivò anche all'Elba e causa una fiorente attività delle acciaierie, possibile fonte di approvvigionamento  materiale da costruzione per armamenti , divenne anche un  bersaglio ambito dal "nemico" . Nel 1943 tutte le mattine per un certo periodo e qui bisogna leggere i libri di  Elbani più autorevoli di me , uno stormo di aerei tedeschi  Stukas  si abbassavano sull'acciaieria  e scaricavano grappoli  di bombe, li avevano soprannominati i " Lattai" , perchè arrivavano tutte le mattine puntuali come i portatori di latte . Noi avendo la  casa proprio in direzione di tiro dovemmo scappare infatti come dicevo all'inizio andò distrutta , andammo "sfollati" da Gilda e Giannino, loro avevano solo tre stanze e quindi eravamo tutti (anche loro) accampati nella cantina pronti a scappare. Nonno Giannino mi ha ricordato più volte che io dicevo,riguardo agli aerei,  nonno senti come "zonzano" un vocabolo coniato da me perchè evidentemente mi ricordava qualche insetto che faceva un sibilo simile. l'incursione peggiore fu quella del 19 Marzo 1943, dove morirono molti Portoferraiesi. ma noi a "montecuccoli "come lo chiamavo io invece che al monte delle poppe ,  ci salvammo inquanto fuori dal normale tiro diretto su Portoferraio-acciaierie e centrale elettrica.               Bombardamenti  su Portoferraio Come era Via Carducci Via Carducci come era ridotta. a Sx dopo le macerie il nostro attuale palazzo. Polizia Americana che passa al controllo le case  Solo pochi ricordi Gli anni che vanno fino al 1946 non li ricordo granchè se non per sentito dire , a lato alcune foto di quell'epoca , doveva essere il 1947, quando mio nonno Vincenzo mi portava con se in officina ,per passare qualche pomeriggio e per dare la possibilità di  fare qualche cosa a mia mamma e mia nonna . Avevano anche una autoscuola, la madre della attuale, gestita da qualche anno prima dal fratello Augusto io passavo anche lì buona parte del pomeriggio ad ascoltare e quindi fin da quell'età ho avuto conoscenza di motori  sia  attraverso le spiegazioni che assistendo ai lavori di officina.   Augusto e la Balilla  con cui avevano iniziato l'autoscuola                      si legge : Scuolaguida auto e moto L'Officina Come dicevo,  mio nonno Vincenzo  mi portava con se ed era proprio l'officina che mi attirava , a quei tempi si parla del 46-48 non è che ci fossero tante auto in giro ed il fatto che la nostra fosse l'unica officina  faceva si che per qualsiasi problema passassero  tutte di li. In realtà chi si poteva permettere un'auto  era gente benestante  e quindi anche le macchine erano adeguate alla loro condizione .In quell'epoca ho conosciuto auto come la Lancia Aurelia  o l'Alfa 1900 o ancora la famosa Cisitalia , una berlinetta  che non arrivava a 1100 cm di cilindrata , ma gia aveva due carburatori e  un preparazione spinta che le faceva toccare i 160 Km/h  e dite se è poco per quei tempi. Quando capitavano macchine del genere , mi "prenotavo" per il giro di prova e i ns meccanici  mi portavano con piacere.Ricordo una volta  con un'Aurelia , (aveva delle marce lunghissime) Rolando mi disse vieni e  agguantati e........  lanciata dal bivio delle ghiaie arrivammo ancora in seconda marcia all'inizio della strada della padulella  .... col motore che urlava........che bei tempi!!! Comunque anche Babbo aveva una bella 1500, 6 cilindri,che pare non avesse mai la voglia di usarli tutti; di quella macchina ricordo che, quando arrivavamo sul ponte della Madonnina, era strada sterrata ed il ponte molto più pronunciato  io incitavo Babbo perchè la facesse saltare e lui generalmente mi accontentava, con la disapprovazione di Mamma . Qui a lato alcune foto che sono riuscito a reperire di quei modelli di macchine. quella dell'Aurelia l'ho scattata il 7 ottobre 2007 a Capoliveri ovvero proprio mentre sto scrivendo questo racconto. Un anno, dovevamo gia essere negli anni 50 , venne all'elba dall'America un Famoso emigrato , con una macchina lunga e larga a non finire, decapottabile,  insomma una vera americana con sedili in pelle  color bianco e verde chiaro , un vero splendore. Logicamente al momento della prova, il sottoscritto era lì sopra, che roba gente, mi ricordo che non vedevo nemmeno nulla, sprofondato su quei divani  ma il rombo pieno dgli 8 cilindri  me lo ricordo ancora , anche perchè, in anni recenti  comprai io stesso un camper americano con uno di quei motori con tanta potenza e........ tanta voglia di benzina..... Chissà dove è ora??   Ogni tanto quando vedevo i meccanici in " bona",  mi azzardavo a chiedere di farmi spostare qualche macchina che era nel piazzale retro officina , ma, dato  che avevo pochi anni non arrivavo contemporaneamente ai pedali e a guardare dal finestrino , allora aprivo la porta e guardavo da sotto, nonostante ciò non ricordo di aver mai rotto niente . L'officina mi attirava   molto e per avvalorare questa passione mi feci fare da mia mamma una tuta da meccanico  che poi  fu immortalata in questa foto sulla  moto del fotografo Primo Ridi. Ricordo  che mentre mi facevo la foto c'era  Natale, il macellaio, che mi prendeva in giro dicendomi di farla mettere in moto che poi si sarebbe sentito il rumore ,  certo mai si sarebbe immaginato che oggi  la cosa è possibile .                                                                                                                                                                                           Lancia Aurelia Fiat 1500 6 cil. Alfa Romeo 1900 La Scuola Poi sono arrivati gli anni della scuola e quelli ti bloccano tutti i piaceri  della gioventù. Le elementari le ho fatte a Portoferraio , ricordo ancora  tanti amici, alcuni purtroppo non sono più fra noi , fra cui Bruno. I  Bruno erano tre  e con due si faceva spesso la strada assieme perchè abitavamo vicini , uno è morto abbastanza giovane, gli altri due non credo di averli mai più visti ,  guarda caso , l'anno scorso, grazie ad un invito a cena da amici comuni, ci siamo ritrovati con uno dei due e quest'anno abbiamo ripetuto l'incontro, con l'altro ci siamo trovati per caso via internet e abbiamo fatto scambio di     E-mail ; aveva promesso sarebbe venuto all'Elba , ma non ho più avuto notizie, spesso lavora  nei paesi Arabi o giù di li ed evidentemente non gli è stato possibile mantenere fede all'impegno, lo rivedrei volentieri . Un giorno davanti all'edicola abitudinaria ho trovato uno di cui gli occhi celestissimi mi dicevano qualcosa.Io non sono molto fisionomista e non l'ho riconosciuto, in effetti era rimasto lo stesso con qualche anno in più "Ciao Paolo", ci siamo rivisti  a Capoliveri  un paio di giorni fa . Un altro ex compagno di scuola lo ho ritrovato da qualche anno. Con  lui e la moglie pensionati , siamo diventati,  assieme a mia moglie due anime anzi direi 4 anime  in un nocciolo; con loro in questi ultimi anni abbiamo diviso gioie ed emozioni di viaggi in Egitto in Kenia  ed inoltre ogni fine settimana lo passiamo, secondo la stagione al mare, o a fare escursioni  sui vari sentieri dell'Elba, alla scoperta  dei posti dove con la macchina non si va e dove ti devi fare camminate di 6- 7 ore per tornare  al punto di partenza  ed è veramente bello. Ai sentieri elbani ho dedicato un'apposita sezione. con foto. Ritornando alla scuola  ........ sinceramente non era per me , alla prima media , fatta a Portoferraio fui bocciato con dei voti veramente bassi, così l'anno dopo fui messo in collegio, devo dire che mio babbo cercò fra quello che c'era di meglio , infatti vi trovai ragazzi con cognomi  celebri. Il collegio era situato sulle colline di Firenze , sulla strada per Fiesole , l'aria era buona, ma la scuola era la stessa sbobba .    Riuscito a prendere  la licenza media  non finì certo lì. Io avrei voluto studiare lingue, la mia mente gia vagava con idee ben precise, anche se non so se poi sarei riuscito ad attuarle , in effetti mi sentivo e credo anche ora di essere portato per le lingue, in effetti quando vedo qualche parola straniera cerco sempre di carpirne il significato anche se di difficile comprensione, segno evidente che la cosa mi "stuzzica". Purtroppo i miei genitori  insisterono affinche facessi ragioneria , a quel tempo avevamo una agenzia Fiat ed una Piaggio e per la nostra azienda parlare lingue sarebbe servito a ben poco e così destinazione  Istituto per Geom. e Rag. VESPUCCI di Livorno. Questa volta non ero in collegio , ma presso una famiglia elbana trasferita a Livorno  lei maestra ed i figli  Alberto e Maria Teresa che facevano università. era un salto per loro arrivare a Pisa . Devo dire che mi trattavano  come un figlio e  i  figli come un fratello, lui ora fa l'avvocato a Livorno, Lei è sposata e vive nella città del marito. con Alberto ci siamo rivisti un paio di anni fa e comunque è un abitudinario  dell'elba, anzi credo abbia un appartamento a Marciana Marina. Ma  anche se stavo bene  , la voglia di studiare  era sempre la stessa, in effetti mi dicevo, ma se devo stare  in azienda, a  che mi serve studiare, quando ho acquisito un pò di pratica  mi basta e avanza , sarà stata anche un'idea sbagliata, ma  a qualcun altro la mia idea piacque. Credo che la storiella meriti di essere raccontata. era il secondo anno di Ragioneria , o meglio era la ripetizione del primo. Un giorno mentre ero in classe, la materia era matematica, proprio la materia che meno sopportavo  (e pensare che il mio studio doveva essere sui numeri), entra la bidella e rivolgendosi all'odiosa prof . chiede di mandare me a colloquio dal preside, un uomo di  indubbia fermezza , ma di animo generoso. La mattina era sempre  all'ingresso delle scale e se 180 ragazzi passavano dava 180 buongiorno, ricordo che una volta il preside corse dietro ad un ragazzo che non aveva risposto al suo solito buongiorno e gli sferrò un calcio nel sedere e  dopo averlo fatto ragionare sul suo comportamento , gli disse :  domani vieni accompagnato dai tuoi genitori. Con questo tipo di preside nella mente i ragazzi mi guardavano ammiccandomi gesti con la mano come per dire ma cosa hai combinato!!!  Anche io sinceramente mi presentai con timore , ma entrato , mi fece accomodare e con le sue parole  " vieni  caro.... entra .... siediti, mi cominciai a rilassare. La motivazione era che aveva visto il mio profitto, i miei voti , e dato che era gia il secondo anno nonc'era certo di che gioire. Mi chiese che cosa volessi fare nella vita, perchè gia a quei tempi se non avevi un titolo di studio, c'erano ben pochi mestieri che ti aprivano la strada.  Io gli spegai che avevamo un'azienda  dove avevo già un posto che mi aspettava  e che fare o meno il rag. avrebbe influito poco. Mi chiese allora perchè andavo a scuola , gli risposi perchè mi ci mandavano. Lui mi guardò e disse: sicuramente  la tua  è una buona motivazione, allora fai una cosa, telefona a chi ti manda che non ti mandi più. Uscito da lui  rientrai in classe , presa la mia roba, feci un saluto circolare a tutti e dissi che smettevo, la prof  esterrefatta disse: ma come te ne vai così senza neanche finire la lezione, ed io..... tanto ormai ben poco poteva fare, dissi: è proprio grazie ad insegnanti come Lei che odio questa materia e me ne andai con un applauso degli " ex "  compagni. Di quei ragazzi e ragazze non ho mai più  visto nessuno, non ricordo neanche i loro nomi, anche perchè non c'era  mai stato un legame con nessuno, se non con una ragazzina magrissima  con problemi di cuore con la quale  qualche volta ero andato a "studiare" assieme e niente più .     Lei era sarda e abitava presso gli zii,  in classe si diceva che non sarebbe vissuta  molto, io non Le avevo  mai chiesto niente , mi è rimasto sempre il dubbio, qui è l'unico cognome  che metto. La voglio pensare ancora viva ed è per questo che dico " si chiama" e non "si chiamava  Lia Putzu" chissà che un giorno possa mai, Lei o qualcuno che la conosce,  leggere queste righe, sarebbe bello avere sue notizie .... qualunque esse siano . Ma  continuiamo la storia del  sig. Baldo, preside dell'istituto. Passano un pò di anni, i miei genitori, visto che con me non avevano avuto successo, pensarono di provare il bis con mia sorella, Babbo e Anna si presentano al cospetto di Baldo per fare l'iscrizione e Lui appena sente il cognome gli si drizzano le orecchie e dice che anni prima aveva avuto un ragazzo con quel cognome e racconta la storia , figurarsi quando mio babbo disse appunto che ero io , Baldo gli svelò che mi portava sempre come esempio per coloro che non avevano davanti nessun obbiettivo nella loro vita,. Ma la storia non finisce qui, passano ancora anni eravamo  nel 74-75  erano passati almeno 18 anni, un giorno ero appoggiato alla porta dell'autosalone che avevamo  era una bella giornata e mi scaldavo al sole autunnale, ero girato da un lato mi sento chiamare , mi giro e chi era???? ma si proprio Lui, Baldo , era in gita all'elba e non aveva potuto far a meno di cercarmi per salutarmi e per  venirmi a dire che si ricordava ancora di me...... che contentezza provai , mi disse che le mie parole le usava ancora  per i ragazzi  che non avevano voglia di fare nulla. e beh! gente..... anche queste sono soddisfazioni ottenute anche senza ..... studiare.    continua su diario di Pier 2--------> Cisitalia © elaborazione 2011   Per non dimenticare.... alcuni ricordi della mia vita
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