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MOTORI
I motori sono stati sicuramente la prima passione che ho avuto, poichè come
ho scritto nella mia storia fin da quando avevo 3-4 anni, ero in mezzo ai motori
e all'officina meccanica.
Quando avevo una decina d'anni mia mamma aveva un ciclomotore , un
Aquilotto della Bianchi, Ogni tanto riuscivo a farci qualche giretto nei dintorni di
casa . Erano i primi approcci dal vero con il mondo delle ruote, ero padrone,
potevo decidere quando dare gas e quando fermarmi . Da considerare che
alla fine degli anni 40 all'Elba il traffico era veramente limitato tanto che non
c'era ancora la Polizia stradale. Credo non ci fossero neanche delle leggi che
stabilivano un'età minima per usare quei mezzi, che furono messi sul mercato
solo dopo l'invenzione del motore a 2 tempi, e in seguito l'età minima fu
fissata a 14 anni.
Appena possibile chiesi a mio babbo una due ruote, mi dette un Isomoto 125cc
usato,
aveva ruote da 10", quindi con sella abbastanza bassa da terra.Erano i primi mezzi insieme alla Vespa
e alla Lambretta ad avere ruote piccole; solitamente le moto le avevano da 17-
19".
In quel periodo i miei avevano una rappresentanza della Isothermos , che
produceva diversi modelli , aveva un motore particolare, ovvero aveva due
cilindri,ma con una sola testa ed una sola candela ed i due pistoni erano
montati in maniera leggermente sfalsata, cosi usufruivano tutti e due
dell'esplosione della miscela contemporaneamente.Quel motore era montato su
3 tipi di 125 fra cui lo sport, un pò più generoso e a ruote alte, ed un motocarro
125cc inoltre produceva anche l'Isetta una vetturetta con 2 ruote posteriori,
quasi accoppiate, e con portellone che si apriva sul davanti, tirandosi dietro lo
sterzo per far uscire le due persone, che poteva ospitare.
Nel 1955/56 abbandonarono la Isothermos , per
la più proficua Piaggio, che costruiva la Vespa ed
il furgone Ape. Qualche anno dopo qualcuno disse
che avevamo tolto via tutti gli asini di Capoliveri e
Pomonte, zona dove abbondavano, ed è la verità:
ricordo che una volta venne un cliente a chiedere
se gli ritiravamo l'asino in cambio di un furgone
Piaggio La cosa sicuramente ci fece ridere e a
volte la raccontiamo proprio per la sua " unicità" .
Ma torniamo a noi, dopo questo cambio di
"rappresentanza" era logico pensare che il
prossimo mezzo sarebbe stato una Vespa.
Quella che mi dettero era un 125cc sempre usato
di cui ho una foto , ed in seguito ebbi una 150cc
anche questa rigorosamente usata.
Alla 125 feci varie modifiche per farla rendere un
pò di più ,naturalmente erano sempre lavori
artigianali che consistevano nell' alesare il cilindro fino a mettere un pistone
della 150 cc, allargare luci di aspirazione e scarico e, con tela smeriglio e " pelle di dito" che si
consumava assieme alla ghisa del cilindro, lucidare fino a far sembrare cromate le suddette luci, così si
riusciva ad ottenere qualche briciolo di cavallo.
Una volta che il carburatore della 125 era di dimensioni non più adeguate , riuscii a mettere un
carburatore di una Sertum 350 cc , con dei getti un pò ridotti; per metterlo dovetti levare il bauletto dx e
aprire nel laterale una feritoia che mi permettesse di far uscire il collettore di aspirazione e permettesse
anche il molleggio del motore.Non soddisfatto, tolsi i contrappesi dal volano, e per dare corrente alla
candela applicai una batteria, il motore andava su di giri con un fil di gas neanche fosse una moto da
GP, ma non avendo più inerzia, si producevano delle vibrazioni tali da faticare a tenere strette le
manopole,ma sopratutto, come finiva la batteria eri a piedi e di sera..... doverosamente a casa, inutile
dire che l'esperimento durò giusto il tempo di accorgersi che era meglio rimetterla come mamma
l'aveva fatta
Vespa 150 Mod 56
Vespa 125 mod 54
Isomoto 125
Aquilotto
La foto è presa da internet
18 ANNI
Nel 1958 approfittando della legge che vigeva, appena
compiuti 17 anni e mezzo , presi il foglio rosa per la guida
dell'auto.
Avevo a disposizione una 600 multipla di quelle a 8 posti ,
ma serviva un patentato per poter guidare e poi, a dir il
vero, non avrei neanche potuto portare altri passeggeri.
Nonostante ciò, il sabato sera , passavo a prendere un
amico patentato che abitava nel palazzo accanto al mio e
assieme andavamo a Carpani a fare il carico , Paolo, Piero
Franco, e qualche altro .....
Si partiva per qualche bar dove ci fermavamo a fare
due chiacchere, due risate , ma eravamo sempre ben
sobri e i nostri rientri erano sempre prima della
mezzanotte .
Erano altri tempi e all'Elba e d'inverno poi, non c'erano locali notturni , che comunque non ci
piacevano neppure molto, per cui all'infuori di quattro chiacchere, non c'era altro da fare.
A 18 anni e 12 giorni dovevo per forza passare l'esame di guida. Avevo solo 12 giorni a
disposizione, perchè prima del compimento dei 18 anni non potevo darlo e dopo i 12 giorni
scadeva il foglio rosa. Per la troppa fretta non mi aveva neanche sfiorato l'idea di una
possibile situazione, così andai a Livorno a darlo e mi toccò ritornarci dopo due giorni perchè
per un problema non era presente l'ingegnere della Motorizzazione, comunque, prima del
dodicesimo giorno, il grande passo era fatto e, manco a dirlo con esito positivo.
Fin da ragazzo, come ho scritto nella mia storia ho avuto modo di salire , sia come autista che
come passeggero su svariati modelli di auto e questo ti aiuta a non farti più sentire
differenze quando lasci un auto per un'altra. A volte vedo persone che cambiando auto sono
proprio handicappate, quasi come fosse la prima volta che guidano.
Per un certo tempo ho fatto anche l'autita delle nostre macchine da noleggio (quelle che ora
sono Taxi) , insomma posso dire che nella mia vita un pò di km li ho fatti.
600 multipla
( Foto da Wikipedia)
RALLY 70
Nel 1970, colpito da un attacco di rallyte , dopo
essermi entusiasmato per quelli visti nel 1968 e nel
1969, (vedi nella mia storia alcuni particolari) volli
cimentarmi anche io con Carlo , l'amico di sempre,
come copilota, oltre che al momento, mio dipendente
.
In quegli anni avevamo la rappresentanza Alfa
Romeo, quindi dovevamo andare doverosamente
con una Alfa.
Trovai una Giulia 4 marce, pesa e lenta come una
lumaca e tentammo l'avventura.
Ricordo che alla partenza venne Dado Andreini,
promotore e organizzzatore di vari rally e con una
forte esperienza di corse. Ci chiese che intenzioni
avevamo, come avremmo affrontato la gara con
quella macchina che lui guardava di traverso, molto
dubbioso, gli rispondemmo che ce l'avremmo messa
tutta e speravamo di rivederci sul traguardo due
giorni dopo.
Io, appassionato di elettronica, avevo costruito un
interfono , simile a quello che avevamo visto sulla
macchina di Lele Pinto l'anno prima , purtroppo smise di funzionare quasi in contemporanea al
distacco quasi completo della marmitta di scarico, andata in collisione dopo un salto su una pietra
piantata nella "strada" sterrata della Segagnana .
La prima tappa la finimmo con Carlo quasi senza voce dal
grande urlare .
Un particolare curioso, per fare le prove usavamo della
benzina che per ragioni di sicurezza toglievamo dalle
imbarcazioni che avevamo in rimessaggio, e benchè
controllata a volte in quache tanica dove la mettevamo
c'era dell'acqua.
Non si sa come una di queste taniche era venuta in
mezzo alle taniche della benzina acquistata fresca per la
gara.
Partiti dalla Pila dopo un punto di sosta e di rabbocco
carburante, arrivati alla curva davanti all'Hotel La Perla ,
dove c'è il bivio per Campo all'aia , nel bel mezzo della
curva la Giulia si fermò, di lì a poco passò una pattuglia
della Polizia Stradale che si mise a smistare il traffico,
lasciandoci tranquilli a cercare di risolvere il problema,
Carlo, oltre che copilota anche ns meccanico, prima alla
Piaggio e poi ai motori marini, uscito subito dalla macchina
dopo aver aperto il cofano motore mi dice di girare la
chiave ed il motorino di avviamento per controllare la
corrente, poi accertatosi che la causa non è quella, stacca
il tubo della benzina e dice: GIRA, intendendo il motorino e
poi,.. Si ...Si la benzina arriva, ma immediatamente ripete
gira ancora, gira......e poi ma è acqua , lui la conosceva
bene, perchè sulle barche spesso accade di trovare acqua
nella benzina. e sapeva anche come procedere per levarla.
Detto fatto, presa una pinza di quelle da idraulici si tuffa
sotto il serbatoio , gia malridotto dai colpi presi e con un
taglio in un angolo, tolto il l tappo Carlo fa uscire l'acqua
che più pesante sta sul fondo e che ora va ad irrorare tutta
la strada.
Nel frattempo io avevo tolto i getti al carburatore per
svuotarlo, uno cadde da dove era appoggiato fra il
radiatore e la mascherina; inutili furono i tentativi con vari
attrezzi, per recuperarlo, alla fine strappammo la mascherina esterna e ci riuscimmo.
Ripartimmo in gran fretta..... sembrava andassimo a correre.... fortunatamente il punto di controllo
orario era a Rio Elba, dopo aver fatto Parata , Cavo e Rio Marina , quindi un percorso abbastanza
lungo, per questo riuscimmo a non prendere penalità, anzi facemmo le due Prove Speciali di
Volterraio e Parata con dei tempi per noi e per la nostra Giulia veramente strabilianti.
Alla prima tappa il traguardo ci vide arrivare e ci videro arrivare anche tutti coloro che non ci
avevano contato molto.
Un particolare curioso, il taglio era stato stuccato con dei fichi secchi,e anche se fa ridere, ci
salvarono la gara, questa era un trucco insegnatomi da mio nonno e funzionò alla grande, i fichi
facevano parte delle attrezzature di primo intervento, a Portoazzurro alcune persone vedendo fare
l'operazione ci presero in giro, ma loro non conoscevano i trucchi dei vecchi di mestiere.
La partenza
Un paio di passaggi
LA SECONDA NOTTE
Un altro fatto saliente accadde la seconda notte Arrivati
verso Cavoli trovammo un Elbano, Sergio , che da diversi
anni era residente nel Pistoiese, da anni partecipava a gare
in salita, per quell'occasione era venuto a cimentarsi in un
rally e correva come pseudo elbano, era lì fermo sul ciglio
della strada con l'auto in panne.
Sicuramente quello che facemmo non fu la cosa più
intelligente : ci fermammo a chiedere se aveva bisogno di
aiuto!! insomma è come chiedere in guerra al nemico cui si
è inceppata l'arma se vuole che gli prestiamo la nostra.
Aveva la cinghia dell'alternatore rotta e la poca corrente che
restava in batteria gli serviva per tenere acceso il motore,
ma doveva andare a luci spente, così si mise dietro di noi ed arrivò a Marina di Campo alla sua
assistenza dove risolse rapidamente il problema e indovinate come fini?..... si quel gesto di
generosità ci costò caro, infatti lui prese la coppa primo elbano la coppa per il più giovane la
coppa per il primo di classe e, mi sembra, anche una targa offerta da qualche comune Elbano.
A noi come disse qualcuno, toccò la" famosa Coppa del Nonno", quella col gelato....... non
proprio quella, ma insomma quante ne perdemmo, a noi toccò solo una coppa per il secondo
classificato di gruppo.
La nostra avventura era così finita, avevamo corso per due giorni senza marmitta ed in finale con
un ammortizzatore anteriore lasciato all'assistenza della Livorno corse perchè staccato dal
supporto superiore .
Di bello oltre il divertimento e l'avventura ci restavano anche altredue consolazioni , una il
numero che avevamo , il numero 80, mai più assegnato nella storia del Rally, sicuramente non
lo avranno fatto per noi, ma .... lasciatemelo credere.
L'altra fù che all'arrivo trovammo nuovamente Dado Andreini .Venuto a congratularsi ci disse
chiaramente che non avrebbe mai pensato che saremmo arrivati , neanche quando avevamo
tagliato il traguardo la prima tappa, beh! un bel premio, grazie Dado.
RALLY 2
Sull'onda dell'esperienza del primo rally, volli tentare anche il
secondo anno Questa volta pur restando Alfisti, -daltronde
dovevamo fare un pò di reclame a ciò che vendevamo-, andammo
con un GT 1300, non era un mostro di potenza, ma certamente
rispetto alla Giulia, era già un bel salto avanti.
Quell'anno Andreini aveva studiato un nuovo percorso che
includeva la nostra campagna e passava in un punto dove
attraversava un campo che, anche se non lavorato, restava
sempre un campo.
Mio babbo non ebbe nessun problema a dargli l'autorizzazione, ma
lo avvertimmo che se pioveva, quel campo sarebbe risultato un
massacro per quelli che passavano un pò addietro, ci rispose che così sarebbe stato più divertente.
In effetti quei giorni furono di pioggia intensa. Ricordo la prima P.S., era la Falconaia, sembrava di camminare
sul sapone, lungo la discesa dove si scopre Nisporto, trovammo almeno 4 macchine finite fuori strada e
fortunatamente fermate dalla vegetazione. Da Nisporto per Rio con il nostro GT gruppo 1 , quindi strettamente
di serie, non riuscivamo ad andare perchè si restava a cavallo del dosso formatosi in centro strada, ed anche
spostandosi sui lati si ricadeva sempre dentro, dovevamo andare avanti a colpi di frizione, cercando di far
saltare il muso della macchina e spianare questa cresta di terra.
La mattina c'era la prova del Buraccio, quella che passava dal nostro campoI
Io avevo fatto posizionare il nostro trattore in previsione di essere tirati fuori, solo non avevo pensato che gli altri
che passavano prima di me ,- io avevo il n° 61 - , avrebbero bloccato la strada, infatti il trattore dovette prima
tirar fuori loro, uno di questi , non riuscendo a slegare la corda dalla macchina, non seppe far di meglio che
sganciarla dal trattore e portarsela via.
Fatto curioso nel..... fatto curioso l'anno scorso per un puro caso il cognato di mia nipote si è trovato insieme a
quel pilota e glielo ha sentito raccontare.
Arrivai poi io e trovai i miei che erano alla ricerca di una altra corda .Quindi arrivò Galullo che con lil suo
Maggiolino a trazione posteriore riuscì con l'aiuto del pubblico, a passare, mettendo una ruota nel fosso,- da
considerare che colui che si era portato via la corda , aveva lasciato gli altri senza più speranza.-
Dietro di me arrivò Fagnola che visto" il massacro", e per non rischiare di venirmi addosso, tirò a dritto nel
campo , ricordo che aveva lasciato il motore acceso e il tubo di scarico faceva le bolle da sotto il fango ( e sì
che la Fiat 125 era abbastanza alta), Nell'occasione perse una scarpa nella melma e non riuscì più a trovarla.
Infine trovata una corda mi tirarono fuori e mi trovai così dietro ai Fratelli Galullo.
Avevamo accumulato tanto ritardo che eravamo 2 minuti fuori tempo massimo, Nessuno ci avvisò che avevano
tolto quella prova, avevano condonato 30 minuti e le auto che erano riusciti a bloccare dopo di noi, le avevano
deviate sulla via provinciale per Portoazzurro e si rincrociavano con noi all'Hotel Plaza.
Alla partenza ,sta già piovendo
L'AVVENTURA FINALE
Durante il proseguimento della gara ci avvertirono dei 30 minuti e di tutto il resto, ma a dire il vero il nostro
Gt era unpò malconcio , le creste di terra della Falconaia ci avevano strappato il cavo del freno a mano ed
ora il fango accumulato sui freni a disco non permetteva più il raffreddamento , per frenare un pò dovevo
pompare varie volte sul pedale , ma non ottenevo grandi cose e quando vai a correre serve che i freni
funzionino perfettamente .
Facemmo in quelle condizioni tutto il giro da marciana PuntaNera Pomonte S.Piero e alla Pila al nostro
meccanico, che in quell'occasione era Lido detto Carnera per la sua stazza non troppo grossa, spiegai il
problema freni, pensò ci fosse dell'aria e si mise a scaricarla , ma al posto dell'aria usciva fumo, tentò di
immettere tutto l'olio che aveva di scorta,ma il problema non si risolse. Per non farli stare in pensiero dissi
che ora andavano e ripartimmo dicendo di procurarsi altro olio da sostituire alla sosta successiva, ma per
premio dovevamo fare la Segagnana e chi la conosce sa bene quali strapiombi ci siano, comunque la
parte più pericolosa era in salita, quindi i freni non servivano e magari si sarebbero un pò raffreddati ; per
la discesa ci avremmo pensato al momento opportuno.
Arrivati ad un controllo a timbro , sia noi sia i fratelli Galullo trovammo che la postazione non era attiva,
perchè qualcuno si era dimenticato di dire che noi marciavamo con 30 miinuti di ritardo, ma regolarmente
abbuonati.,decidemmo di proseguire ugualmente
Qui ci fu l'avventura definitiva, arrivati in cima al Monte Tambone, veramente scoraggiati, senza freno a
mano, con i freni su cui non potevamo fare affidamento e con la discesa da affrontare, anche se non ci
dicevamo nulla ognuno di noi sapeva bene il rischio che correvamo, ma sentite cosa accadde: arrivati in
cima alla piana trovammo ........ un bel fagiano.... Carlo uscì di corsa dalla macchina per prenderlo, ma lui
volò via . Ci presero le risa , ci guardammo e poi decidemmo che la nostra vita era più preziosa di un
arrivo,valutammo anche il fatto che non avevamo il timbro sulla scheda e decidemmo di mettere fine alla
gara( Galullo il controllo a timbro lo trovò all'uscita e fu ritenuto valido ugualmente.)
Peccato perchè a Lacona rimaneva solo da fare il pezzo di strada che passando per Colle Reciso ci
avrebbe portato al traguardo della prima tappa, e per la seconda c'era il tempo di rimettere a posto i vari
problemi, ma la seconda avventura ormai era finita lì.
La sera alla premiazione ( di chi era arrivato) trovai uno degli organizzatori, a cui rivolsi le mie
rimostranze, dissi che avevo i filmati, -ed era vero-, di tutte le macchine che erano state spinte o tirate col
trattore , che non avevo trovato il controllo che doveva esserci e minacciai di mandare una relazione a
chi di dovere e far annullare la gara, mi dissero che sarebbe stata una pessima reclame per l'Elba ed il
suo Rally e mi convinsero a prenderla con filosofia, così la rabbia lasciò posto al buon senso.
L'anno dopo ebbi dei contatti con l'AR Francia , sponsorizzata da una nota casa di spumanti che voleva
mettere in mano ad uno "sensa nome" un'AR GT2000 per valutarne i punti deboli e...... lì ragazzi c'era da
divertirsi, si perchè quando ti dicono vai senza paura perchè vogliamo vedere cosa si rompe, beh! la cosa
ti manda in sollucchero., dopodichè la macchina con le opportune modifiche sarebbe stata assegnata ad
un pilota di fama mondiale
Vennero all'Elba Lui e il rappresentante AR , ci incontrammo al porto, parlammo su come procedere,mi
dissero cosa volevano che io facessi, poi purtroppo, per intoppi doganali non riuscimmo ad avere l'auto
in tempo e quella speranza andò in fumo. Quell'anno al rally partecipai in qualità di spettatore.
L'anno successivo mio cognato ed io pensammo di andare con una ALFA SUD, ma essendo nuova non
aveva ancora le fiches di omologazione e avremmo dovuto correre fra i prototipi, con tutte le conseguenze
di impianti di freni, di antincendio e di sicurezza che non erano proprio alle nostre portate, specialmente
per la ristrettezza dei tempi
Sperammo fino all'ultimo di avere le fiches e partecipare in gruppo 1 o max 2 per via delle modifiche che
avevamo fatto alle sospensioni per alzarla un pò da terra, ma non arrivarono in tempo.
Finì così per sempre l'avventura Rallystica .
Approfittando di questo diario, voglio ancora una volta ringraziare tutti gli amici che mi sostennero, tutti
coloro che presero parte all'assistenza ed in primis i parenti, Babbo, Anna, Luciano e Grazia che fece il
rally parallelo a me per vedermi passare ed in un'occasione per portarmi il tappo dell'olio che avevamo
perso, ed infine a Carlo che si è sempre fidato di me, della mia guida e non solo in queste occasioni.
Tutte le foto dei due rally che ho disponibili le ho messe nel fotoalbum alla voce -RALLY-- MioRally che
potete raggiungere dal link nella Home Pag. o cliccando qui sotto
(Link fotoalbum)
Grazia ed il Virago in Maremma
L'attuale Dragstar nel Pisano
Ah!!!!!! dimenticavo.... non è che con il rally è finita la passione per i motori, anzi, io e
Grazia abbiamo " scoperto" quanto è bello andare in giro con la Moto, così abbiamo
cominciato ad assaporare una nuova "giovinezza"
La prima moto era una Yamaha Virago 500 con cui siamo andati un pò per l'italia ed
anche in Francia, ci è piaciuto talmente tanto che il Virago l'abbiamo sostituito con
una più comoda Yamaha Dragstar 650 con la quale abbiamo fatto tre bei viaggi nella
parte bassa della Francia . Quest'anno, per una tendinite ad una mia gamba, non
siamo andati, ma ci riproponiamo di recuperare il tempo perso .