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STORIA di PIETRO
Era l'anno 1933, avevo 18 anni e vista la condizione familiare, avendo perso il babbo dall'età di tre mesi ,
decisi di arruolarmi in Marina.
Arrivato a La Spezia , mi presentai al deposito della Marina e come benvenuto ebbi in consegna la classica
scopa di quasi quattro metri di lunghezza e mi dissero :" scopa tutto il piazzale".
Pensai subito che quella non era la carriera che desideravo, decisamente non era la carriera che faceva per
me.
Il secondo giorno passai la visita medica," tutto idoneo", solo avevo due denti cariati .
L'ufficiale medico mi disse: entra da quella porta e presentati al dentista , io gli chiesi il motivo, lui mi
rispose : se non ti togli questi due denti cariati non puoi essere arruolato, io di giunta gli risposi " e allora me
ne vado a casa" .
Il medico chiamò l'infermiere che mi facesse il foglio per andare via e arrabbiatissimo gridò ..." questi
vengono qui per fare una girata "e basta, così me ne tornai a casa.
Nel 1935, a gennaio ebbi la chiamata, quella ufficiale di leva nella Regia Marina. Anche questa volta mi
presentai al deposito di La Spezia, ma dopo avermi fatto tutti i documenti si accorsero lì, che era sbagliata
la data di nascita; non era il 30 gennaio ma il 30 giugno 1915,mi chiesero se volevo restare o no, accettai,
così avrei finito prima !
Dopo due giorni mi dettero la destinazione: imbarcato sul Cacciatorpediniere Maestrale di stanza a Taranto.
Eravamo in due con la stessa destinazione, arrivati a Taranto ci presentammo al deposito chiedendo del
Maestrale , ci risposero che era fuori per esercitazioni e non sapevano quando sarebbe rientrato.
Il mio compagno si chiamava Luigi ed era di Albenga , chiedemmo ad un marinaio cosa fare per uscire in
franchigia, quello ci disse che se avessimo fatto domanda in attesa del Maestrale ci avrebbero messo di
picchetto,fu così che decidemmo di non presentarci neanche all'assemblea.
Dopo quattro giorni andammo da un Maresciallo a esporre la nostra situazione, cercato il Maestrale e non
trovatolo eravamo ancora in attesa di chiamata.
Ci disse che, dal Maestrale, erano tre giorni che ci cercavano , continuò dicendo: "ora vi portiamo a bordo ,
li vi sistemeranno loro se non vi hanno ancora dichiarati disertori".
Arrivati a bordo, il comandante ci interrogò, ci chiese dove eravamo stati , erano tre giorni che ci cercavano,
noi rispondemmo che eravamo al deposito,che il Maestrale non c'era ed infine chiesto ad un Maresciallo ci
aveva portati a bordo ed ora eravamo là.
Vorrei fare una premessa: un parente che era in Marina mi disse se volevo una raccomandazione o un
avvicendamento vista la mia condizione familiare con mamma vedova .Io non lo volevo, perchè il mio
desiderio era quella di imbarcarmi su una nave non troppo grossa, come in effetti avevo trovato, ed ora ero
cannoniere.
Col Maestrale ho toccato tanti porti stranieri e tutti quelli italiani.
Dopo sei mesi cambiò comandante , il nuovo scelse sei cannonieri per la sua guardia personale
, ci chiamava " i miei moschettieri "
Nel 1936 partitimmo da Taranto per destinazione ignota . Poco prima dell'arrivo avevamo saputo
che tre navi , il CT Maestrale la RN Duca d' Aosta ed il CT Grecale sarebbero andate a
Portoferraio.
Arrivammo a Portoferraio nel pomeriggio, essendo franco, mi cambiai per uscire, contento di
andare a casa a trovare i miei, ma l'ufficiale di guardia mi freddò dicendo che non si poteva
uscire , dovevamo aspettare ordini dal comandante che era andato a terra.
Dopo poco arrivò e ci confermò che non potevamo lasciare la nave , infine si seppe il motivo,
stava arrivando il Duce .
Il giorno dopo in prima mattina infatti il Duce arrivò, prima andò a fare visita al Duca
d' Aosta , poi venne sul Maestrale, salì sul ponte di comando con il comandante,Capitano di
Vascello Biancheri e dato l'ordine di partire , salpammo per destinazione sconosciuta.
Le prime voci che si diffusero fu che andassimo verso Ostia , invece quando si arrivò a
Pomonte fece rotta per Portoferraio, tempo impiegato per fare il giro completo dell'Elba ore
1:10, media miglie/h 40 , una bella velocità davvero.
A Portoferraio, lo accompaganarono in visita al comune, poi a vedere Villa Napoleone di
S.Martino ed infine ripartì con un idrovolante per Ostia.
Il giorno prima avevano arrestato vari possibili sovversivi e li avevano rinchiusi in una piccola
stanza , eravamo d'estate ed in quella piccola stanza faceva molto caldo ed avevano sete , così
uno di loro che chiamerò con la sua inziale C. che conosceva il brigadiere che lo aveva
arrestato e con il quale giocava spesso alle carte , lo riteneva quindi un amico, gli chiese un
fiasco d'acqua , perchè morivano dalla sete,.Quello gli promise che glielo avrebbe portato, poco
dopo C si sentì chiamare fuori dalla porta, lui si precipitò per prendere l'acqua, ma trovo il
brigadiere con una scopa che gliela dette in faccia dicendogli : questa è l'acqua, vai dentro e
zitto. Purtroppo erano tempi così.
Partito, il Duce nel pomeriggio liberarono tutti i prigionieri,e noi di bordo, tutti quelli che erano
franchi, potevano uscire, ma io questa volta non lo ero, passeggiavo sulla nave e guardavo la
casa mia ed era triste non poterci andare.
Mentre passeggiavo mi sentii chiamare, era l'ufficiale di guardia che mi diceva di passare in
segreteria a ritirare la licenza, dissi " non ho voglia di scherzare , lui mi ripetè che non era uno
scherzo, gli indicai dove era la mia casa, quindi non era proprio il caso di prendermi in giro, ma
vista la sua insistenza, mi presentai in segreteria per sapere se veramente c'era un permesso
anche per me che non ero franco.
Il segretario mi rispose "altro che permesso...... c'è una licenza di 15 giorni 2."
Immaginate la mia contentezza, andai subito a cambiarmi; nel frattempo un marinaio mi chiamò per
annunciarmi che sotto la nave, c'era mio fratello Nello che mi aspettava con una barca; così presa
una valigia, misi dentro dei panni sporchi e parecchi pacchetti di sigarette che venivano dalla
Spagna,e mi avvicinai al " barcarizzo " dove c'era Nello con la barca ,e c'era " l'aiutante " che mi
aspettava, vista la valigia sospettando il contenuto mi chiese cosa avessi, fortunatamente gli
rispose l'ufficiale di guardia :" cosa vuoi che ci abbia? sigarette no. in 15 giorni 2 sicuramente se le
fuma" , così passai.
Scendemmo a S.Giovanni dove c'era una macchina che ci aspettava per portarci a casa.
Naturalmente rientrato a bordo, non mancai di ringraziare il comandante per il bel regalo che mi
aveva fatto.
Alcuni momenti della vita militare
CONGEDO
Nel 1937 venne l'ordine di congedo, ma anche quello dovevo sudarmelo.
Mi mandarono al deposito., fortunatamente li trovai un Portoferraiese , Posini, sottocapo furiere
alla segreteria dettaglio, mi chiese cosa ci facevo lì, risposi che dovevo andare in congedo
."Altro che congedo,rispose , tutti i congedi sono al momento sospesi, a te cannoniere ti
mandano sicuramente subito a Tobruch"
Consigliò, di non presentarmi all'assemblea, e di ascoltare le chiamate , nel frattempo mi
avrebbe cercato qualche posto un pò nascosto.Il secondo giorno mi chiamarono, destinazione
il DICAT Monte Cappuccino La Spezia.
Eravamo in dieci marinai, con un furgone ci portarono al Dicat,ci fu l'assemblea, poi venne il
comandante, fece il suo discorso e ci dettero la destinazione definitiva.
Io guardavo il comandante, era stato Capitano, nostro direttore di tiro sul Maestrale "Qui ci
sono due che gia conosco, Bartolini e Calò, .disse....fuori "....e si usci dal gruppo.
Ci chiese perchè eravamo sbarcati , gli dicemmo per congedo ed ora stavamo appunto
attendendo l'ordine di congedo e con quello peresentarci al deposito per fare la domanda di
congedo definitivo, ci disse al momento opportuno di fare così come ci avevano detto ed entro
20 giorni lo avremmo avuto.
Con Calò ed un altro marinaio decidemmo di andare dal comandate in seconda, ma non ci
volle dare il permesso, cosi pensammo di andare ugualmente.
Giunti al deposito, ci domandavamo come potevamo entrare, poi dopo uno sguardo vedemmo
che di guardia non c'era nessuno, cosi entrammo , facemmo ciò che dovevamo e ci
approntammo ad uscire, ma che scusa potevamo inventarci?
Alla porta del deposito c'era un Maresciallo che subito ci chiese spiegazioni , dicemmo "siamo
imbarcati sul Maestrale, cosa avvalorata anche dal berretto che ancora avevamo sulla testa,
siamo venuti a vedere se c'e posta. non c'era nessuno e siamo passati liberamente."
Tornati al Dicat la sentinella ci comunica che il comandante ci cercava ,era arrabbiatissimo
equando rientravamo dovevamo presentarci subito da lui.
Davanti a Lui , ci toglielmo il berretto, lui ci guardò un pò sorpreso e aggiunse: ho telefonato al
deposito e ho avvertito che appena foste arrivati dovevano prendervi raparvi e mettervi in
prigione.
A quel punto io gli dissi: mi permetta comandante, noi avevamo gia il permesso del
comandante Cecconi, da quando siamo arrivati al Dicat, ma, per rispetto nei suoi confronti,
siamo venuti a chiederlo anche a Lei, ma Lei ci ha arronzati come cani, mandandoci via di qua,
così noi col permesso verbale del Cecconi siamo andati al deposito a fare domanda di
congedo ed ora aspettiamo l'ordine .
Lui stette ad ascoltare e poi disse:" bene, quando viene Cecconi, vedremo se è vero".
Il pomeriggio telefonò il Posini per andare a ritirare il sospirato congedo, così finì il militare di
leva......
RITORNO a CASA
Arrivato a casa , c'era il problema di come trovare lavoro e moglie, riguardo a questa avevo gia una mezza parola
con Francesca,per il lavoro invece buio pesto, erano momenti dove le assunzioni all'Ilva erano chiuse ed altri lavori
non c'erano, mi misi subito in lista dai sindacati e tutti i giorni andavo a sentire se c'erano novità, ma invano.
Tutti i giorni verso le 11 aprivano la porta solo per comunicare che non c'erano novità.
Un giorno ero proprio disperato, ero venuto dal servizio militare, avevo bisogno di vestiario e non avevo neanche
un soldo e neanche potevo andarlo a chiedere a Mamma che vedova aveva tirato avanti due figli e non aveva
possibilità.
Veramente arrabbiato e " fuori di testa " andai al sindacato; era un ufficio al primo
piano, per la Calata ed era formato da due stanze uno, l'ufficio del titolare, l'altra
era per il pubblico ed aveva una scala con una ringhiera di ferro.
Entrato nella stanza vidi che era piena di persone anche loro tutte in attesa di
collocazione, mi dissero subito che non c'era niente di nuovo, a quel punto non ci
vidi più dalla rabbia e la sfogai contro la ringhiera; presala con tutta la forza, detti
uno strattone staccandola dal suo posto, cadde giù con un fracasso tale che fece
uscire il titolare, un omone grande e grosso, sarà stato alto 2 metri, con mani che
sembravano pale.
Arrabbiatissimo, con voce alta, chiese chi fosse stato; io mi feci subito avanti e lui
mi invitò in ufficio, mi fece sedere e cominciò a farmi domande sul perchè di quel
gesto.
Nel frattempo si era un pò calmato e io pure. Io gli raccontai la mia vita da
quando ero nato a fino ad allora senza un lavoro.Cosa dovevo fare, andare a
rubare? Siccome dissi a rubare non voglio andare, allora mettetimi in galera
almeno non devo chiedere un piatto di minestra alla mia mamma.
Non mi rispose, ma lo vidi aprire un cassetto della scrivania e pensai :"addio ora questo mi spara" , invece tirò fuori
una cartolina di color rosa, ci scrisse sopra qualcosa , poi la ripiegò, me la consegno dicendo di andare da Rugiati,
capo personale della Soc. Ilva.
aggiungendo di non fare più di quegli atti, io lo ringraziai ed uscii.
Fuori intanto le persone in sala di attesa mi aspettavano credendo di vedermi con gli occhi neri, perchè a quei
tempi c'erano legnate e basta, invece li avevo rossi dalla contentezza, mi chiesero incuriositi che cosa mi avesse
detto ed io, senza dar loro soddisfazioni, risposi : un paio di...... stivali... mi ha detto e me ne andai contento.
IL DOPO MILITARE
Mi presentai subito a Rugiati,e gli consegnali la cartolina,Lui mi guardò in faccia, mi chiese se ero orfano di guerra ,
mi chiese ancora perchè non avevo fatto domanda per l'accademia , al che risposi che il militare non era per me.
Mi assegnarono al monte carica, uno dei peggio lavori che c'erano, ci rimasi fin che non mi richiamarono per la
guerra.
Nel frattempo quella mezza parola avuta con Francesca diventò..... una intera, si
perchè il 20 Novembre 1939 ci sposammo, partimmo per il viaggio di nozze, col treno
, prima Roma e poi Orciatico, un piccolo paese nella provincia di Pisa , dove c'erano
dei parenti, compresa una sorella di mio babbo.
Il viaggio di nozze durò 15 giorni.
Nel 1940 mi richiamarono per la guerra destinazione la batteria di Bagnaia, li facevo il
postino, dopo un pò fui promosso sottocapo e passai a fare il capo gammelliere
ovvero dovevo fare la spesa per 100 marinai.
Un fatto curioso," Il primo giorno rientrando dalla spesa, mi chiesero se l'avevo fatta
anche per il comandante e per il secondo," nessuno mi aveva dato quell'incarico
risposi e meno che mai i soldi necessari, i soldi che avevo erano contati per i 100
marinai, così si scoprì che non solo gli ufficiali mangiavano alle spalle dei marinai, ma
che volevano anche un mangiare speciale non accontentandosi di quello che
mangiavano tutti.
Presi la cosa di petto e mi rifiutai di sottrarre ai marinai quello che gli spettava, se gli
ufficiali volevano mangiare, dovevano tirare fuori i soldi.
Mi aspettavo da un momento all'altro la chiamata del comandante ,ma non lo fece
mai; da quel giorno, quando andavamo a fare la spesa veniva la sua ordinanza e
faceva la spesa speciale.
Però tutto questo il comandante se lo legò al dito, ma
da come andarono le cose in seguito, questo fu un
bene.
Infatti due mesi dopo venne l'ordine di smontare il
cannone dove io ero assegnato, destinazione Tobruch
in Africa, dovevamo andare con tutto l'equipaggio, a
me il comandante mi mise " per premio " in testa alla
lista .
Ma l'ammiraglio Cerio, persona un pò più equilibrata,
tolse dalla lista gli ammogliati , eravamo in tre e ci
mandarono a sostituirne altrettanti che ci avevano
rimpiazzati.
I posti erano Capobianco, Comando Marina ed
Enfola.
Il comandante mi mandò all'Enfola, perchè di
peggio non ce n'era !
Quando eravamo di guardia al " pezzo ", ci
facevano dormire nelle riservette. Dentro ci
pioveva, marcai visita accusando dolori, ed era
la realtà.
Il maggiore medico mi visitò e mi disse che quella batteria non era idonea , mi
consigliò di andare dal capo di Stato Maggiore con una lettera che lui mi dette,
così ebbi il movimento per il Comando Marina di Portoferraio.
Lì trovai un autista che mi chiese cosa ci faceva un cannoniere al Comando
Marina, mi consigliò di fare cambio di categoria, da cannoniere ad autista.
Dopo una settimana mi mandarono a La Spezia, dove presi il patentino militare e così,
da autista, passai tutto il tempo della guerra a Portoferraio.
Nel 1941 mi fecero sergente con la paga di 700 lire al mese, era una discreta cifra,
all'Ilva ne prendevo 570.
Grazie al patentino e alla guida fatta su vari
mezzi da militare,decidemmo con mio suocero
Vincenzo di mettere su una officina di
riparazioni auto ed una autoscuola prime nella
storia di Portoferraio, nonchè un servizio di
noleggio da rimessa, l'attuale Taxi .
Ci capitò di comprare il palazzo Cacciò, dove
tuttora risiedo assieme a mia moglie . Era mezzo
distrutto dalle bombe,ma sarebbe andato bene
per dar vita alle nostre idee. Dapprima Vincenzo
fù un pò riluttante , poi accettò ed il 14 maggio
1945 facemmo il contratto.
Il 1941 ci portò un lieto
evento, il 12 agosto 1941
nacque il nostro primo figlio
Pierluigi
Il secondo avvenimento di felicità per la
famiglia fu l' 8 gennaio 1949 con la nascita di
una figlia, Anna; ora avevamo maschio e
femmina, era quello che avevamo sempre
desiderato.
Le attività di officina riparazioni di taxi e autoscuola le abbiamo portate avanti per molti anni,
poi decidemmo di cederle a quelli che erano i nostri dipendenti, solo l'autoscuola, fu venduta ad
un Fiorentino che a sua volta rivendette . E' ancora l'unica scuola guida all'Elba.
L'unica cosa che tenemmo delle attività fu il magazzino ricambi che è rimasto sempre col nome
con cui era nato ovvero Mazzei & Bartolini .
E' rimasto aperto fino a pochi anni fa , gestito dai due figli, Anna e Pierluigi.
Per riconoscenza dei miei anni di lavoro, lo stato mi ha insignito
del titolo di Cavaliere del lavoro.
La mia vita è continuata ancora con mille altre cose fatte, metterle
tutte qui non finiremmo mai .Oggi a 92 anni compiuti se le gambe
mi dessero un pò meno problemi, mi sentirei di fare ancora tante
altre cose.
Di tanto in tanto con Pierluigi lavoriamo un pò in campagna, a
me piace fare il vino, anche quest'anno lo abbiamo fatto.
Causa dell'asciuttura di stagione non ne è venuto tanto, ma
mettendo assieme quello avanzato dallo scorso anno possiamo,
dormire su due cuscini, anche quest'anno non berremo solo
acqua.
Finito di scrivere settembre 2007
Anna