© elaborazione 2011 STORIA di  PIETRO Era l'anno 1933, avevo 18 anni e vista la condizione familiare, avendo perso il babbo dall'età di tre mesi , decisi di arruolarmi in Marina. Arrivato a La Spezia , mi presentai al deposito della Marina e come benvenuto ebbi in consegna la classica scopa di quasi quattro metri di lunghezza e mi dissero :" scopa tutto il piazzale". Pensai subito che quella non era la carriera che desideravo, decisamente non era la carriera che faceva per me. Il secondo giorno passai la visita medica," tutto idoneo", solo avevo due denti cariati . L'ufficiale medico mi disse: entra  da quella porta e presentati  al dentista , io gli chiesi il motivo, lui mi rispose : se non ti togli questi due denti cariati non puoi essere arruolato, io di giunta gli risposi " e allora me ne vado a casa" . Il medico chiamò l'infermiere che mi facesse il foglio per andare via e arrabbiatissimo gridò ..." questi vengono qui  per fare una girata "e basta, così me ne tornai a casa. Nel 1935,  a gennaio ebbi la chiamata, quella ufficiale di leva nella Regia Marina.        Anche questa volta mi presentai al deposito di La Spezia, ma dopo avermi fatto tutti i documenti si accorsero lì, che era sbagliata la data di nascita; non era il 30 gennaio ma il 30 giugno  1915,mi chiesero se volevo restare o no, accettai, così avrei finito prima ! Dopo due giorni mi dettero la destinazione: imbarcato sul Cacciatorpediniere Maestrale di stanza a Taranto. Eravamo in due con la stessa destinazione, arrivati a Taranto ci presentammo al deposito  chiedendo del Maestrale , ci risposero che era fuori per esercitazioni e non sapevano quando sarebbe rientrato. Il mio compagno si chiamava Luigi ed era di Albenga , chiedemmo ad un marinaio cosa fare per uscire in franchigia, quello ci disse che se avessimo fatto domanda in attesa del Maestrale ci avrebbero messo di picchetto,fu così  che decidemmo di non presentarci neanche all'assemblea. Dopo quattro giorni andammo da un Maresciallo a esporre la nostra situazione,  cercato il Maestrale e non trovatolo eravamo ancora in attesa di chiamata. Ci disse che, dal Maestrale, erano tre giorni che ci cercavano , continuò dicendo: "ora vi portiamo a bordo , li vi sistemeranno loro se non vi hanno ancora dichiarati disertori". Arrivati a bordo, il comandante ci interrogò, ci chiese dove eravamo stati , erano tre giorni che ci cercavano, noi rispondemmo che eravamo al deposito,che  il Maestrale non c'era ed infine chiesto ad un Maresciallo ci aveva portati a bordo ed  ora eravamo là. Vorrei fare una premessa: un parente  che era in Marina mi disse se volevo una raccomandazione o un avvicendamento vista la mia condizione familiare con mamma vedova .Io non lo volevo, perchè il mio desiderio era quella di imbarcarmi su una nave non troppo grossa, come in effetti avevo trovato, ed ora ero cannoniere. Col Maestrale ho toccato tanti porti stranieri e tutti quelli italiani. Dopo sei mesi cambiò comandante , il nuovo scelse sei cannonieri per la sua guardia personale , ci chiamava  " i miei moschettieri " Nel 1936 partitimmo da Taranto per destinazione ignota . Poco prima dell'arrivo avevamo saputo che tre navi , il CT  Maestrale  la RN Duca d' Aosta ed il CT Grecale sarebbero andate a Portoferraio. Arrivammo  a Portoferraio  nel pomeriggio, essendo franco, mi cambiai per uscire, contento di andare a casa a trovare i miei, ma l'ufficiale di guardia mi freddò dicendo che non si poteva uscire , dovevamo aspettare ordini dal comandante che era andato a terra. Dopo poco arrivò e ci confermò che non potevamo lasciare la nave , infine si seppe il motivo, stava arrivando il Duce . Il giorno dopo in prima  mattina  infatti  il  Duce  arrivò, prima andò a fare  visita  al   Duca         d' Aosta , poi venne sul Maestrale, salì sul ponte di comando con il comandante,Capitano di Vascello Biancheri e dato l'ordine di partire , salpammo per destinazione sconosciuta. Le prime voci che si diffusero fu che andassimo verso Ostia , invece quando si arrivò a Pomonte fece rotta  per Portoferraio, tempo impiegato per fare il giro completo dell'Elba ore 1:10, media miglie/h 40 , una bella velocità davvero. A Portoferraio, lo accompaganarono in visita al comune, poi a vedere Villa Napoleone di S.Martino ed infine ripartì con un idrovolante per Ostia. Il giorno prima avevano arrestato vari possibili sovversivi e li avevano rinchiusi in una piccola stanza , eravamo d'estate ed in quella piccola stanza faceva molto caldo ed avevano sete , così uno di loro che chiamerò  con la sua inziale C. che conosceva il brigadiere che lo aveva arrestato e con il quale giocava spesso alle carte ,  lo riteneva quindi un amico, gli chiese  un fiasco d'acqua , perchè morivano dalla sete,.Quello gli promise che glielo avrebbe portato,  poco dopo C si sentì chiamare fuori dalla porta, lui si precipitò per prendere l'acqua, ma trovo il brigadiere con una scopa che gliela dette in faccia dicendogli : questa è l'acqua, vai dentro e zitto.  Purtroppo erano tempi così. Partito, il Duce nel pomeriggio liberarono tutti i prigionieri,e noi di bordo, tutti quelli che erano franchi, potevano  uscire, ma io questa volta non lo ero, passeggiavo sulla nave e guardavo la casa mia ed era triste non poterci andare. Mentre passeggiavo mi sentii chiamare, era l'ufficiale di guardia che mi diceva di passare in segreteria a ritirare la licenza,  dissi " non ho voglia di scherzare , lui mi ripetè che non era uno scherzo,  gli indicai dove era la mia casa, quindi non era proprio il caso di prendermi in giro, ma vista la sua insistenza, mi presentai in segreteria per sapere se veramente c'era un permesso anche per me che non ero franco. Il segretario mi rispose "altro che permesso...... c'è una licenza di 15 giorni 2." Immaginate la mia contentezza, andai subito a cambiarmi; nel frattempo un marinaio mi chiamò per annunciarmi che sotto la nave, c'era mio fratello Nello che mi aspettava con una  barca; così presa una valigia,  misi dentro dei panni sporchi e parecchi pacchetti di sigarette che venivano dalla Spagna,e  mi avvicinai al " barcarizzo " dove c'era Nello con la barca ,e c'era  " l'aiutante " che mi aspettava, vista la valigia sospettando il contenuto mi chiese cosa avessi, fortunatamente gli rispose l'ufficiale di guardia :" cosa vuoi che ci abbia? sigarette no. in 15 giorni 2 sicuramente se le fuma" , così passai. Scendemmo a S.Giovanni dove c'era una macchina che ci aspettava per portarci a casa. Naturalmente rientrato a bordo, non mancai di ringraziare il comandante per il bel regalo che mi aveva fatto. Alcuni momenti della vita militare     CONGEDO Nel 1937 venne l'ordine di congedo, ma anche quello dovevo sudarmelo. Mi mandarono al deposito., fortunatamente li trovai un Portoferraiese , Posini, sottocapo furiere alla segreteria dettaglio, mi chiese cosa ci facevo lì, risposi che dovevo andare in congedo ."Altro che congedo,rispose , tutti i congedi sono al momento sospesi, a te cannoniere ti mandano sicuramente subito a Tobruch" Consigliò, di non presentarmi all'assemblea, e di ascoltare le chiamate , nel frattempo mi avrebbe  cercato qualche posto un pò nascosto.Il secondo giorno mi chiamarono, destinazione il DICAT  Monte Cappuccino La Spezia. Eravamo in dieci marinai, con un furgone ci portarono al Dicat,ci fu  l'assemblea, poi venne il comandante, fece il suo discorso e ci dettero la destinazione definitiva. Io guardavo il comandante, era stato Capitano, nostro direttore di tiro sul Maestrale "Qui ci sono due che gia conosco, Bartolini e Calò, .disse....fuori "....e si usci dal gruppo. Ci chiese perchè eravamo sbarcati , gli dicemmo per congedo ed ora stavamo appunto   attendendo l'ordine di congedo e con quello peresentarci  al deposito per fare la domanda di congedo definitivo, ci disse al momento opportuno  di fare così come ci avevano detto ed entro 20 giorni lo avremmo avuto. Con Calò ed un altro marinaio decidemmo di andare dal comandate in seconda, ma non ci volle dare il permesso, cosi pensammo  di andare  ugualmente. Giunti al deposito, ci domandavamo come potevamo entrare, poi dopo uno sguardo vedemmo  che di guardia non c'era  nessuno, cosi entrammo , facemmo ciò che dovevamo e ci approntammo ad uscire, ma che scusa potevamo inventarci? Alla porta del deposito c'era un Maresciallo che subito ci chiese spiegazioni , dicemmo  "siamo imbarcati sul Maestrale, cosa avvalorata anche dal berretto che ancora avevamo sulla testa, siamo venuti a vedere se c'e posta. non c'era nessuno e siamo passati liberamente." Tornati al Dicat la sentinella ci comunica che il comandante ci cercava ,era arrabbiatissimo equando rientravamo dovevamo  presentarci subito da lui. Davanti a Lui  , ci toglielmo il berretto, lui ci guardò un pò sorpreso e aggiunse: ho telefonato al deposito e ho avvertito che appena foste  arrivati dovevano prendervi raparvi e mettervi in prigione. A quel punto io gli dissi:  mi permetta  comandante, noi avevamo gia il permesso del comandante Cecconi, da quando siamo arrivati al Dicat, ma, per rispetto nei suoi confronti, siamo venuti a chiederlo anche a Lei, ma Lei ci ha arronzati come cani, mandandoci via di qua, così noi  col permesso verbale del Cecconi siamo andati al deposito a fare domanda di congedo ed ora aspettiamo l'ordine . Lui stette ad ascoltare e poi disse:" bene, quando viene Cecconi, vedremo se è vero". Il pomeriggio telefonò il Posini per  andare a ritirare il sospirato congedo, così finì il militare di leva......    RITORNO a CASA Arrivato a casa ,  c'era il problema di come trovare lavoro e moglie, riguardo a questa avevo gia una mezza parola con Francesca,per il lavoro invece buio pesto, erano momenti dove le assunzioni all'Ilva erano chiuse ed altri lavori non c'erano, mi misi subito in lista dai sindacati e tutti i giorni andavo a sentire se c'erano novità, ma invano. Tutti i giorni verso le 11 aprivano la porta solo per comunicare che non c'erano novità. Un giorno ero proprio disperato, ero venuto dal servizio militare, avevo bisogno di vestiario e non avevo neanche un soldo e neanche potevo andarlo a chiedere a Mamma che vedova aveva tirato avanti due figli e non aveva possibilità. Veramente arrabbiato e " fuori di testa " andai al sindacato; era un ufficio al primo piano, per la Calata ed era formato da due stanze uno, l'ufficio del titolare, l'altra era per il pubblico ed aveva una scala con una ringhiera di ferro. Entrato nella stanza vidi che era piena di persone anche loro tutte in attesa di collocazione, mi dissero subito che non c'era niente di nuovo, a quel punto non ci vidi più dalla rabbia e la  sfogai contro la ringhiera; presala con tutta la forza, detti uno strattone staccandola dal suo posto, cadde giù con un fracasso tale che fece uscire il titolare, un omone grande e grosso, sarà stato alto 2 metri, con mani che sembravano pale. Arrabbiatissimo, con voce alta, chiese chi fosse stato; io mi feci subito avanti e lui mi invitò in ufficio, mi fece sedere e cominciò a farmi domande sul perchè di quel gesto. Nel frattempo si era un pò calmato e io pure. Io  gli raccontai la mia vita  da quando ero nato a fino ad allora senza un lavoro.Cosa dovevo fare, andare a rubare? Siccome dissi a rubare non voglio andare, allora mettetimi in galera almeno non devo chiedere un piatto di minestra alla mia mamma. Non mi rispose, ma lo vidi aprire un cassetto della scrivania e pensai :"addio ora questo mi spara" , invece tirò fuori una cartolina di color rosa, ci scrisse sopra qualcosa , poi la ripiegò, me la consegno dicendo di  andare da Rugiati, capo personale della Soc. Ilva. aggiungendo di non fare più di quegli atti, io lo ringraziai ed uscii. Fuori intanto le persone in sala di attesa mi aspettavano credendo di vedermi con gli occhi neri, perchè a quei tempi c'erano legnate e basta, invece li avevo rossi dalla contentezza, mi chiesero incuriositi che cosa mi avesse detto ed io, senza dar loro soddisfazioni, risposi : un paio di...... stivali... mi ha detto  e me ne andai contento.    IL DOPO MILITARE Mi presentai subito a Rugiati,e gli consegnali la cartolina,Lui mi guardò in faccia, mi chiese se ero orfano di guerra ,  mi chiese ancora perchè non avevo fatto domanda per l'accademia , al che risposi che il militare non era per me. Mi assegnarono al monte carica, uno dei peggio lavori che c'erano, ci rimasi fin che non mi richiamarono per la guerra. Nel frattempo quella mezza parola avuta con Francesca diventò..... una intera, si  perchè il 20 Novembre 1939 ci sposammo, partimmo per il viaggio di nozze, col treno , prima Roma e poi Orciatico, un piccolo paese nella provincia di Pisa , dove c'erano dei parenti, compresa una sorella di mio babbo. Il viaggio di nozze durò 15 giorni. Nel  1940 mi richiamarono per la guerra destinazione la batteria di Bagnaia, li facevo il postino, dopo un pò fui promosso sottocapo e passai a fare il capo gammelliere ovvero dovevo fare la spesa per 100 marinai. Un fatto curioso," Il primo  giorno rientrando dalla spesa, mi chiesero se l'avevo fatta anche per il comandante e per il secondo," nessuno mi aveva dato quell'incarico risposi e meno che mai i soldi necessari, i soldi che avevo erano contati per i 100 marinai, così si scoprì che non solo gli ufficiali mangiavano alle spalle dei marinai, ma che volevano anche un mangiare speciale non  accontentandosi di quello che mangiavano tutti. Presi la cosa di petto e mi rifiutai di sottrarre ai marinai quello che gli spettava,  se gli ufficiali volevano mangiare, dovevano tirare fuori i soldi. Mi aspettavo da un momento all'altro la chiamata del  comandante ,ma non lo fece mai; da quel giorno, quando andavamo a  fare la spesa veniva la sua ordinanza e faceva la spesa speciale. Però tutto questo il comandante se lo legò al dito, ma da come andarono le cose in seguito, questo fu un bene. Infatti due mesi dopo venne l'ordine di smontare il cannone dove io ero assegnato,  destinazione Tobruch in Africa, dovevamo andare con tutto l'equipaggio, a me il comandante mi mise " per premio " in testa alla lista . Ma l'ammiraglio Cerio, persona un pò più equilibrata, tolse dalla lista gli ammogliati , eravamo in tre e ci mandarono a sostituirne altrettanti che ci avevano rimpiazzati. I posti erano Capobianco, Comando Marina ed Enfola. Il comandante mi mandò  all'Enfola, perchè di peggio non ce n'era ! Quando eravamo di guardia al " pezzo ", ci facevano dormire nelle riservette. Dentro ci pioveva, marcai visita accusando dolori, ed era la realtà. Il maggiore medico mi visitò e mi disse che quella batteria non era idonea , mi consigliò di andare dal capo di Stato Maggiore con una lettera che lui mi dette, così ebbi il movimento per il Comando Marina di Portoferraio. Lì trovai un autista  che mi chiese cosa ci faceva un cannoniere al Comando Marina, mi consigliò di fare cambio di categoria, da cannoniere ad autista. Dopo una settimana mi mandarono a La Spezia, dove presi il patentino militare e così, da autista, passai tutto il tempo della  guerra a Portoferraio. Nel 1941 mi fecero sergente con la paga di 700 lire al mese, era una discreta cifra, all'Ilva ne prendevo 570.  Grazie al patentino  e alla guida fatta su vari mezzi da militare,decidemmo con mio suocero  Vincenzo di mettere su  una officina di riparazioni auto ed una autoscuola prime nella storia di Portoferraio, nonchè  un servizio di noleggio da rimessa,  l'attuale  Taxi . Ci capitò di comprare il palazzo  Cacciò, dove tuttora risiedo assieme a mia moglie . Era mezzo distrutto dalle bombe,ma sarebbe andato bene per dar vita alle nostre idee. Dapprima Vincenzo fù un pò riluttante , poi accettò ed il 14 maggio 1945 facemmo il contratto. Il 1941 ci portò un lieto evento, il 12 agosto 1941 nacque il nostro primo figlio Pierluigi Il secondo avvenimento di  felicità per la famiglia fu l' 8 gennaio 1949 con la nascita di una figlia, Anna;  ora avevamo maschio e femmina, era quello che avevamo sempre                        desiderato. Le attività di officina riparazioni di taxi e autoscuola  le abbiamo portate avanti per molti anni, poi decidemmo di cederle a quelli che erano i nostri dipendenti, solo l'autoscuola, fu venduta ad un Fiorentino che a sua volta  rivendette .       E' ancora l'unica scuola guida all'Elba. L'unica cosa che tenemmo delle attività  fu il magazzino ricambi che è rimasto sempre col nome con cui era nato ovvero Mazzei & Bartolini . E' rimasto aperto fino a pochi anni fa , gestito dai due figli, Anna e Pierluigi. Per riconoscenza dei miei anni di lavoro, lo stato mi ha insignito del titolo di  Cavaliere del lavoro. La mia vita è continuata ancora con mille altre cose fatte, metterle tutte qui non finiremmo mai .Oggi a 92 anni compiuti se le gambe mi dessero un pò meno problemi, mi sentirei di fare ancora tante altre cose.                                      Di tanto in tanto con Pierluigi  lavoriamo un pò  in campagna, a me piace fare il vino,  anche quest'anno lo abbiamo  fatto. Causa dell'asciuttura di stagione non ne è venuto tanto, ma mettendo assieme quello avanzato dallo scorso anno possiamo, dormire su due cuscini, anche quest'anno non berremo solo acqua. Finito di scrivere settembre 2007 Anna